SALA ROSA ANTICO
pubblicazioni di DOCUMENTI/ RACCOLTE/ APPROFONDIMENTI/ TESTIMONIANZE
dell'Associazione Culturale Quintiliano

domenica 16 gennaio 2011

Fabrizio De Andrè nel decennale della scomparsa (2009)

Nell'occasione del decennale della morte di Fabrizio De André, volentieri pubblichiamo - su richiesta - queste due suggestive riflessioni e testimonianze di un nostro studente, Jacopo Villani, e di suo padre, Sig. Maurizio Villani, che ringraziamo per la collaborazione e per l'idea.
(l'immagine è tratta da http://www.quattrostracci.net/)
Avevo poco più di undici anni, fui accompagnato dal mio fratello maggiore verso quella che sarebbe stata la mia prima giornata da scout.
In quegli anni nella mia borgata non esisteva un riparto di lupetti, più adatto alla mia età, per questo fui accolto come una mascotte fra capi riparto e scouts molto più grandi di me.
Di quel pomeriggio non ricordo quasi nulla. Non ricordo i dettagli, i volti, i nomi, le persone, le cose.
Ricordo solo che in un certo preciso momento qualcuno prese una chitarra e cominciò a suonare, e che tutti gli altri cominciarono a cantare.

Le parole che riuscii a capire dicevano :

Era partito per fare la guerra
Per dare il suo aiuto alla sua terra
Gli avevano dato le mostrine e le stelle
E il consiglio di vendere cara la pelle

Fu per me l’inizio di una grande passione e di una grande ricerca.
La passione per la poesia e la musica di Fabrizio De André.
La ricerca dei suoi temi, e contemporaneamente di me stesso.

Molto di quello che sono stato, di ciò che sono e (spero) sarò è nato in quel lontano pomeriggio.
Molte delle cose che vedo e che sento dipendono da quella ricerca, da quella passione, dalle parole di Fabrizio.
Rifiuto la guerra, ho dichiarato la mia obiezione di coscienza molti anni fa.
Rifiuto il conformismo, non sono schierato, non ho paura di pensare in maniera differente.
Non giudico quasi mai, soprattutto non giudico quando non conosco i fatti. Quasi mai, appunto.
Simpatizzo per gli ultimi : gli indiani, gli emarginati, i sardi, gli albanesi, gli zingari più o meno felici, i diseredati, gli homeless, i migranti.
Sono per il mantenimento delle identità culturali dei popoli, contro le semplificazioni e le omologazioni.
Penso che Gesù di Nazareth sia stato un grande rivoluzionario.
Non ho certezze, ma un sacco di dubbi su tutto e su tutti.

Quando Fabrizio è morto ho pianto, almeno quanto piansi tre mesi prima, quando morì mio padre.
Quel giorno ho avuto la sensazione che fosse scomparso il mio secondo padre, senza provare il timore che il mio vero papà potesse, in questo modo, offendersi : li ho pensati in un luogo lontano, che non riuscivo e non riesco ancora a definire.

Da lì ancora oggi immagino che continuino a guidarmi.


Maurizio Villani


Un'immagine nei ricordi della mia infanzia : mentre La canzone di Marinella mi culla dolcemente vedo gli occhi di mio padre accendersi di amore.
Da quella visione stupenda (che rimpiango tuttora) potevo rendermi conto dell'importanza che ha avuto Fabrizio De André nella vita di mio padre.
Posso dire che fu proprio mio padre a farmi scoprire Fabrizio.
A volte imbracciava la chitarra, e se le note non suonavano bene non importava, perchè la musica era così profonda che niente mi avrebbe distolto da quello spettacolo.
Mio padre non fu l'unico a tramandarmi questo piacere. All'età di dodici anni cominciai, grazie al mio professore di musica, a cogliere il vero significato di queste canzoni e se solo potessi ancora ricontattarlo vorrei ringraziarlo profondamente.
Le sue canzoni hanno moltissime interpretazioni che spesso io stesso ho sentito mie : questo è l'effetto che ha De Andrè sulla gente, riesce a fare emergere emozioni che normalmente
non escono da sole e sopratutto riesce ad informare la gente, perchè i suoi testi erano un enorme contenitore di storia, politica, religione, poesia, letteratura e cinema.
E' noto che Fabrizio amava essere contro, un vero bastian contrario, lo capiamo anche dal titolo di una sua raccolta, "In direzione ostinata e contraria".
Questo tratto del suo carattere portò Fabrizio ad essere amato ma anche odiato, ricordiamo infatti le diverse censure applicate alle sue canzoni.
Nonostante questo continuò a comporre musica fino a diventare uno dei piu importanti cantatutori italiani.
Questo è un mio piccolo pensiero su Fabrizio, riconosco che ci vorebbero altre migliaia di pagine per ricordare questo grande uomo, ma penso di essere "forse troppo stanco e forse troppo occupato" per farlo.

Jacopo Villani

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